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19/11/2018
Trotskismo e Stalinismo nella Rivoluzione vietnamita del 1945
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Tạ Thu Thâu.
Vale la pena ricordare che una delle caratteristiche della II Guerra Mondiale (1939-1945) fu la sua dimensione mondiale. Per la prima volta nella storia, tutti i continenti e le regioni del pianeta furono coinvolti, in forma più o meno diretta, in una guerra imperialista che scrollò le fondamenta dell’ordine mondiale. Il Vietman fu un caso emblematico. Nell’agosto del 1945, la resa del Giappone scatenò un processo rivoluzionario di notevole estensione che ebbe stalinisti e trotskisti come protagonisti.
Come vedremo in questa nota, la sezione vietnamita fu, durante gli anni ’30, una delle più importanti della Quarta Internazionale: avevano conquistato posizioni politiche, combinando lavoro politico legale e illegale e si erano fortemente sviluppati nella provincia meridionale di Cochinchina, la cui capitale, Saigon, era la regione più industriale dell’Indocina francese.
Le origini del troskismo vietnamita
L’Unione dell’Indocina (composta da Vietnam, Cambogia e Laos) si era costituita come colonia francese nel 1887 e rapidamente vide aumentare la produzione di riso, caucciù, canna da zucchero, cotone e lo sviluppo di una crescente industrializzazione in alcune regioni.
Tra il 1930 e 1931, sull’eco della rivoluzione cinese (1927) e le rivolte contadine, si produsse il primo movimento di lotta rilevante contro il colonialismo francese in Vietnam. Le rivolte cominciarono con i tumulti falliti di Yên Bái (febbraio 1930), sotto l’impulso dei Vietcong (un partito nazionalista simile al Kuomintang cinese). Lo stesso anno fu fondato il Partito Comunista di Indocina (PCI) sotto la guida di Nguyễn Sinh Cung (meglio conosciuto come Hồ Chí Minh). Seguendo la politica ultrasinistra dello stalinismo (conosciuta come “terzo periodo”), il PCI aveva dato impulso ad una serie di rivolte contadine che furono sconfitte e duramente represse (il democratico imperialismo francese non esitò a bombardare massicciamente la popolazione in rivolta).
Nello stesso periodo, un gruppo di intellettuali nazionalisti vietnamiti esiliati in Francia, fra i quali si annoverava Tạ Thu Thâu, cominciarono a smarcarsi dallo stalinismo vietnamita in linea con la critica che aveva condotto Trotsky alla politica di Stalin ed il Comintern (l’Internazionale Comunista) che aveva portato alla sconfitta in Cina.
Tạ Thu Thâu, Phan Văn Chánh e altri si unirono all’Opposizione di Sinistra nel loro esilio, e una volta ritornati a Saigon (nel 1931, deportati a seguito di una manifestazione a Parigi), tornarono in contatto con altri gruppi simpatizzanti verso il trotskismo. Cosi cominciarono a stampare diversi periodici ed avere un vincolo nella lotta per la Quarta Internazionale.
Fronte unico, fronte popolare
In Vietnam ci fu un caso sorprendente: tra il 1933 e il 1937 il gruppo troskista di Tạ Thu Thâu costituì un fronte unico con lo stalinismo. Il fronte si formò intorno la figura di Nguyen An Ninh, un carismatico leader nazionalista pionere nella lotta contro il colonialismo. Si trattò di un fronte legale ed elettorale che pubblicava un giornale comune in francese (La Lutte) che denunciava la repressione, i lavori forzati e i campi di concentramento. Entrambe le parti mantennero separate le proprie organizzazioni clandestine.
Il fronte unico ebbe diversi risultati elettorali e conquistò, nel 1935, quattro dei sei seggi rispettivi al Vietnam nel Parlamento indocino. L’altro gruppo trotskista in ordine di importanza, capitanato da Ho Huu Thuong, critico nei confronti dello stalinismo, si mantenne ai margini pubblicando alternativamente riviste e periodici come Thang Muoi (Ottobre), Le Militant insieme ad una pubblicazione quotidiana Tia Sang (La scintilla).
Il fronte unico si ruppé nel 1937 a seguito di un forte conflitto politico. Nel maggio del 1935 l’Unione Sovietica aveva firmato un accordo di mutua assistenza con la Francia. Stalin provò una collaborazione con l’imperalismo francesce a seguito della sconfitta del periodo dell’ultrasinistrismo che aveva spianato l’ascesa del nazismo in Germania. In Francia, il PCF approvò la conformazione del Fronte Popolare che portò all’elezione del governo del socialista León Blum. In linea con questo orientamento, il PCI virò verso una politica di sostegno dell’amministrazione coloniale, allora nelle mani della “sinistra dell’imperialismo”.
Questa giravolta fu smascherata dai trotskisti durante le lotte operaie che scossero la penisola tra il 1936 e 1937, sull’onda degli scioperi della classe operaia francese. La lotta operaia di questi anni fu una sorta di esperimento generale del processo rivoluzionario che si scatenerà nel 1945. Da un lato i trotskisti diedero impulso alla formazioni dei “comitati di azione” che propagandavano nelle provincie meridionali tra i lavoratori del caucciù, i ferrovieri, i lavoratori degli armamenti e i contadini, dall’altro gli stalinisti cantavano le lodi del Fronte Popolare e concludevano accordi col governo imperialista.
La delimitazione rispetto al Fronte Popolare (“Fronte Popolare del tradimento”, segnalato in un editoriale di Tạ Thu Thâu) permise alla militanza nei “comitati d’azione” di avere un enorme sviluppo nel movimento di lotta nazionale e nella conquista della direzione intorno al gruppo La Lutte. In questo contesto, sotto il peso della repressione, gli incarcerati, le persecuzioni e le sue divisioni (non si riuscì a centralizzare in un unico partito), il trotskismo vietnamita accrebbè la sua influenza radunando, parallelamente, organizzazioni legali, semilegali e clandestine. I suoi quadri erano figure pubbliche che svilupparono un ampio ed ingegnoso sistema di propaganda orale e scritta. I suoi giornali (pubblicati in francese e poi in vietnamita), opuscoli e volantini erano largamente distribuiti. In tal modo ottennero un forte insiedamento nei quartieri operai di Saigón, nel movimento sindacale e in alcuni villaggi contadini. Stephenson segnala che arrivavarono ad essere intorno ai cinquemila militanti. Il timore della crescita del trotskismo e la sua relativa influenza si rifletterono nelle lettere e nei documenti pubblici e segreti tanto dei funzionari coloniari quanto degli stalinisti. La polizia politica si preoccupava per questo motivo. Uno dei suoi informatori menziona: “L’influenza degli agitatori rivoluzionari a favore della IV Internazionale si è affermata in Cochinchina, principalmente fra gli operai della regione di Saigón-Cholón. L’elemento operaio è più legato al partito trotskista che al PCI”[1].
Nelle elezioni di Maggio del 1939 la lista capitanata da Tạ Thu Thâu ottenne l’80% dei voti contro la lista del nazionalismo ed una quota marginale del PCI. Fu chiara l’opposizione dei trotskisti nei confronti del Consiglio Comunale di Saigón davanti a nuove tasse (per la “difesa dell’Indocina” di fronte alla minaccia giapponese) votate da colonialisti e stalinisti che furono ripudiati da ampi settori della popolazione, non solo dai lavoratori. “La nostra vittoria è di tutta la Quarta (Internazionale ndt) sulla borghesia, naturalmente, più di tutto sui suoi agenti socialdemocratici e stalinisti”[2], scrissero a Trotsky i leader del gruppo La Lutte. Trotsky salutò questa “brillante vittoria” come un esempio da seguire per i militanti dell’India e degli altri paesi coloniali.[3]
L’occupazione giapponese e la Seconda Guerra Mondiale
Il Giappone invase l’Indocina nel Settembre del 1940 e nella cornice della sua espansione imperialista durante la Seconda Guerra Mondiale. La Francia aveva ceduto un mese prima e si trovò divisa in due: il nord, occupato dai nazisti, ed il sud, uno “stato libero” con sede del governo a Vichy sotto il comando di nazionalisti apertamente fascisti. L’occupazione giapponese mantenne l’amministrazione coloniale francese in collaborazione col “regime di Vichy”.
Nel Giugno del 1941, la Germania nazista, rompendo il patto di non aggressione firmato un anno prima, iniziò la sua invasione nei confronti dell’Unione Sovietica. Di conseguenza, Stalin si alleò con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna contro le forze dell’Asse (Italia, Germania e Giappone). In questo scenario, Hồ Chí Minh diede impulso alla formazione del Viet Minh (Unione per l’indipendenza del Vietnam) che formulò l’espulsione dei francesi e dei giapponesi e l’indipendenza, in una alleanza poli-classista congiunta all’imperialismo democratico (Stati Uniti e Gran Bretagna) contro il fascismo. Il Viet Minh (che era la nuova formazione a cui aderì il PCI) formò un movimento guerrigliero con l’appoggio economico, logistico e militare non solo del Cremlino ma anche del partito nazionalista cinese (Kuomintang) che nel frattempo ingaggiava la sua lotta contro l’invasione giapponese, e degli Stati Uniti, che furono protagonisti nella guerra contro il Giappone nel Pacifico.
Durante la guerra, la persecuzione politica fu generale, si sciolsero le organizzazioni operaie e la maggioranza degli attivisti furono inviati nei campi di lavoro forzati e nelle carceri. I trotskisti furono colpiti duramente, molti dei quali morirono o scomparirono. Tạ Thu Thâu fu incarcerato per l’ennesima volta e dopo esser riuscito scappare a Singapore, fu catturato dalle autorità britanniche che lo consegnarono ai francesi. Fu rinchiuso per anni nel campo di concentramento di Poulo Condore dove fu torturato fino a provocargli una paralisi parziale.
Le organizzazioni trotskiste si ricostruirono verso la fine del 1944. Il gruppo Ottobre costituì la Lega Comunista Internazionale (LCI) e Tạ Thu Thâu, liberato dal campo di lavoro forzato, ricostruì il lavoro del gruppo de La Lutte. Nell’Agosto del 1945, dopo la resa del Giappone, un’enorme rivoluzione stava per scoppiare e lo vedrà come protagonista. Questo sarà il tema del nostro prossimo articolo.
[1] Stephenson, R. (1972). “Stalinismo versus Socialismo Revolucionario en Vietnam”. En La lucha por la liberación nacional en Indochina (Vietnam) de 1930 a 1945. Cuadernos del CEIP, 2002
[2] Ngo Van Xuyet “Una Guerra de cien años” Le Cahiers du Mouvement Ouvrier, dic 2001
[3] “Carta a los trabajadores de la India”, 25 de julio de 1939, en Escritos de León Trotsky 1939-40